Onorevoli Colleghi! - Già il 25 ottobre 2001, durante i lavori della Conferenza internazionale sulla immigrazione clandestina nei Paesi dell'Unione europea, il Ministro dell'interno della Repubblica di Moldavia lanciò ufficialmente l'allarme contro il traffico di organi prelevati ai bambini rapiti o abbandonati dalle madri, vittime anch'esse di violenze e di miseria. Allarme, purtroppo, ancora attuale e le cui dimensioni denotano un drammatico espandersi del fenomeno. Quello del traffico di organi di bambini è un mercato turpe, ai confini del cannibalismo, che evoca in tutti noi reazioni tanto più agghiaccianti quanto più forte è la nostra impotenza nell'affrontare il fenomeno. Dopo il crollo del comunismo, nei Paesi dell'Est europeo imperversa una grande e ramificata criminalità che, oltre al commercio di droga e alla tratta di esseri umani, dirige anche il traffico di organi destinato a un mercato europeo, nord-atlantico e arabo che rappresenta la domanda di questo turpe mercato di «pezzi di ricambio» di vite umane. Al mercato clandestino, un rene costava, alla fine degli anni Ottanta, 6 milioni di lire, circa 3 mila dollari. Nel 1989, sempre secondo i dati diffusi nella citata Conferenza, un cuore acquistato su INTERNET costava 30 mila dollari (circa 60 milioni di lire) e un rene 20 mila dollari (oltre 40 milioni di lire). Nel 1999 i prezzi degli organi al mercato nero quotavano un cuore a 100 mila dollari (oltre 200 milioni di lire), un pancreas

 

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a 100 mila dollari ed un rene a 30 mila dollari. Prezzi che sono continuati a crescere nel corso degli anni, in corrispondenza all'espandersi delle dimensioni del mercato clandestino. La stampa ci riferisce settimanalmente di questo traffico di organi prelevati con la violenza a bambini che vivono nelle misere città della Bielorussia e della Moldavia. Nel 2001 fece scalpore la notizia che nell'Uzbekhistan una falsa agenzia turistica di Burkhara, formata da una coppia di coniugi (marito professore e moglie chirurgo) uccideva i clienti e, dopo averli fatti a pezzi, ne vendeva gli organi a bande criminali internazionali dislocate soprattutto in Russia. I Paesi sotto accusa, oltre a quelli dell'Est europeo e del Nord-Africa, sono l'India e il Guatemala, gran parte dell'America latina, l'Equador, il Brasile, l'Argentina e il Paraguay. In alcuni Paesi, poi, questo commercio è legalizzato. In India, ad esempio, il commercio di organi prelevati da viventi è legale e ha tra i suoi maggiori acquirenti i malati benestanti provenienti dall'Europa e dal Medioriente. In Cina, alcune organizzazioni internazionali hanno denunciato espianti, autorizzati, di organi di criminali giustiziati. In Brasile, infine, esistono centinaia di cliniche specializzate in trapianti di organi, non sempre frutto di donazioni spontanee, nelle quali i chirurghi «chiudono un occhio» sulla loro provenienza. In tutto questo miserabile contesto è ancora più raccapricciante il fenomeno che coinvolge i bambini. Non solo in India e in Brasile, ma anche in Russia e nelle Repubbliche dell'ex Unione sovietica e negli stessi Balcani, vengono segnalati traffici di organi espiantati a ragazzi di strada che vengono uccisi o gravemente mutilati. Il fenomeno si è esteso all'Ucraina e al Kazakhistan dove il mercato internazionale di organi può fare leva sulla compiacenza di alcune cliniche «legali» che ricevono gli organi accompagnati da falsi certificati. Ma, evidentemente, se c'è una offerta di organi, specie di bambini, è perché esiste una domanda ben localizzata in alcuni Paesi ricchi dell'Europa, dell'America e degli Emirati arabi. In Italia, già nell'agosto 2000, la procura per i minori di Lecce aveva individuato nella zona del Salento un crocevia della tratta di bambini, destinati all'espianto di organi e negli anni successivi, nonostante il prezioso lavoro della magistratura e delle Forze dell'ordine, il nostro Paese ha continuato ad essere «territorio di scambio». Dinanzi a questo triste scenario abbiamo, allora, il dovere, prima come uomini e poi come legislatori, di individuare tutte le misure possibili, siano esse preventive, repressive o dissuasive, per contrastare questo fenomeno che coinvolge ormai anche il nostro Paese. E queste misure, che vengono individuate nella presente proposta di legge, non riguardano, ovviamente, solo il mercato dell'offerta, gestito da vere e proprie bande criminali internazionali, ma quello ben più mimetizzato ma non meno turpe di chi ricorre alla morte o alle sevizie sui bambini per salvare se stesso in tranquille cliniche europee o americane. Si avverte anche la necessità di prevedere pene severissime nel nostro codice penale contro questo nuovo tipo di crimine, ricorrendo anche alla confisca dei guadagni ottenuti dai trafficanti o da medici senza scrupoli che si dedicano a questo tipo di espianti su bambini inermi e abbandonati. Anche in sede europea e internazionale si è preso atto, con forza, di questa emergenza che costituisce un'altra specie di crimine contro l'umanità, ossia quello della «riduzione in schiavitù di bambini con lo scopo di ucciderli o mutilarli per l'espianto di organi» destinati al traffico indirizzato soprattutto al ricco occidente. La normativa nazionale si è in parte adeguata alle sollecitazioni provenienti dall'Unione europea e ha introdotto negli articoli 601 e 602 del codice penale, sulla tratta di persone e sull'acquisto e alienazione di schiavi, l'aggravante dell'ipotesi che i delitti previsti dai medesimi articoli siano commessi «al fine di sottoporre la parsona offesa al prelievo di organo». Ma tali norme, pur importanti, non sembrano sufficienti. È necessario introdurre una fattispecie specifica così da operare una più efficace azione sia dal punto di vista della prevenzione sia da quello della punizione dei
 

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colpevoli. La presente proposta di legge intende perseguire questi obiettivi con l'introduzione dell'articolo 601-bis del codice penale che definisce la fattispecie di reato di «traffico illegale di organi umani» e l'istituzione, all'interno della Criminalpol, di una sezione speciale investigativa su questo nuovo fenomeno criminale. Insieme a queste misure repressive e a questa nuova struttura investigativa, sono anche introdotte misure dissuasive come le multe comminate a chi è coinvolto in tale traffico e misure amministrative come l'interdizione dalla professione sanitaria.
 

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